PIK NIX LIBERO E AUTOGESTITO. LA SOCIALITÀ NON PUÒ ESSERE UN REATO [ROMA]

  • December 14, 2022 17:20

SMASH REPRESSION – STREET PARADE [BOLOGNA]

  • December 14, 2022 16:55

CONCENTRAMENTO ORE 14/VILLA ANGELETTI

Il 17 dicembre ci uniamo alle chiamate di Napoli, Firenze e Torino per contaminare le strade di Bologna a ritmo di BPM martellanti.

Dopo due anni di pandemia e il rapido inasprimento di politiche guerrafondaie, securitarie e autoritarie assistiamo alla stigmatizzazione di tutte quelle esperienze di autorganizzazione e socialità non finalizzate al consumo e al profitto.
Il cosidetto decreto anti-rave vuole colpire la nostra capacità di aggregarci, addomesticandoci e rendendoci funzionali al lavoro, prevedendo intercettazioni e pene fino a sei anni per chi viene individuat* come organizzator*. Forse non si tratta solo di un mero capro espiatorio per distrarci dai problemi che ci colpiscono: i free party fanno paura davvero perché mostrano modalità radicalmente diverse e anticapitaliste di stare insieme in autogestione. La libertà di aggregazione dei free party diventa un pericolo nazionale in nome di una salute e di una sicurezza strumentalizzate per restringere ancora di più lo spazio di possibilità e di azione di tutt*. Nello stesso decreto sono state poi inserite misure che di fatto aggirano le indicazioni della corte costituzionale sull’ergastolo ostativo e le condizioni ostative, rendendo ancora più difficile la concessione dei benefici penitenziari per quei reclusi che non collaborano con la giustizia.
Dal Teknival di ferragosto 2021 a Valentano abbiamo assistito a una valanga di notizie di morti e violenze su persone e non umani, rivelatesi poi false. Si cerca così di creare una narrazione in cui i free party sono luoghi di eccezionale violenza. Ma, come ci insegna il transfemminismo queer, la violenza è strutturale e si riproduce capillarmente in ogni contesto del quotidiano. E’ attraverso pratiche di cura reciproca che possiamo provare a rendere giorno dopo giorno più safe i contesti di festa.
Il 17 dicembre vogliamo ricordare la giornata internazionale contro la violenza su sex workers, ancora oggi espost* a rischi enormi a causa di stigma, invisibilizzazione e mancato riconoscimento della condizione lavorativa.
Siamo abituat* da anni a essere marginalizzat* da legislazioni e senso comune che colpiscono persone diverse in maniera diversa, guidati da retoriche moralistiche.
Assistiamo a una feroce stigmatizzazione delle persone che usano sostanze, con la totale complicità della stampa mainstream e dei giornalisti. Si continuano a criminalizzare le persone che usano sostanze non legali in contesti autogestiti, nonostante l’uso massificato di sostanze legali come tabacco, alcool e psicofarmaci (causa ben maggiore di morti e malattie correlate ogni anno rispetto a sostanze illegali). Nei free party sono quasi sempre presenti interventi di riduzione del danno e primo soccorso sia autogestiti sia di servizi istituzionali, col risultato tangibile della diminuzione dei problemi sanitari. Il governo Meloni ha già annunciato di smantellare proprio i servizi pubblici che fanno interventi di riduzione del danno: si dovrebbe invece potenziarli, anche in locali e discoteche, dove ogni settimana si verificano incidenti stradali, evitabili con una maggiore cura rispetto alle modalità di assunzione e di ripresa.
In un mondo in cui il controllo dello Stato e delle multinazionali è onnipresente e onnipotente, seppure pieno di crepe e vuoti, le feste autogestite assumono il valore di un “microcosmo di cultura libera”, lontane da strutture di controllo, in cui la spontaneità nelle relazioni umane tenta di liberarsi da una quotidianità di oppressione, talvolta lasciando penetrare il “Meraviglioso” tra le rovine abbandonate di industrie fallite. Amiamo battere i piedi nel grigiore del cemento di un capannone abbandonato, così facendo rifiutiamo la speculazione sui territori e ridiamo una nuova vita, per qualche notte, a questi mostri ecologici che vengono abbandonati in ogni angolo d’Europa. La ricerca del piacere e del divertimento in condivisione è una condizione spontanea e necessaria dell’esistenza umana: vogliamo vite in cui dare spazio alla gioia!
Il 17 dicembre i nostri corpi balleranno e le nostre casse suoneranno attraversando da nord a sud alcune grandi città italiane, mentre contemporaneamente in diverse città francesi si moltiplicheranno street parade di protesta in soliderietà con la nostra mobilitazione.
Vorrebbero sotterrarci ma non sanno che siamo semi!

Balliamo insieme, insieme lottiamo.

/ / Non comunicare con i giornalisti
/ / Non parlare con gli sbirri

/ / Non si accettano bandiere o simboli di partito

BALLIAMO INSIEME, INSIEME LOTTIAMO – STREET PARADE [TORINO]

  • December 13, 2022 20:27

fonte: https://gancio.cisti.org/event/balliamo-insieme-insieme-lottiamo-street-parade

Il nuovo decreto del governo prevede per l’organizzazione di un “raduno musicale non autorizzato” un minimo di pena sei volte superiore a quello per un sequestro di persona.

Anche tu pensi che ballare sia uno dei crimini più gravi che si possano commettere?

Secondo te per ritrovarsi insieme bisogna chiedere il permesso alle forze di polizia?

Anche tu hai paura di chi crea situazioni libere dove ci si può autogestire al di fuori delle logiche commerciali?

Vivere la musica in questi spazi è davvero un grave pericolo per l’incolumità pubblica? Tanto da meritare dai 3 ai 6 anni di carcere?

Fin dalla sua prima stesura – e nonostante le limitazioni introdotte successivamente – questo decreto ha incarnato lo scopo evidente di colpire non solo le feste, ma anche i concerti e le iniziative nei centri sociali, negli squat, in uno spazio urbano abbandonato o in un bosco, attaccando tutti gli eventi “musicali o aventi altro scopo di intrattenimento” con la scusa della “sicurezza e dell’igiene”.

Stanno plasmando un mondo in cui la nostra unica speranza è quella di sopravvivere in “sicurezza”… tra una pandemia e una guerra mondiale. Un concetto di sicurezza o di igiene evidentemente strumentale, che si traduce in un mondo in cui scuole pericolanti o farcite di amianto, fabbriche d’armi, allevamenti intensivi e depredazione del pianeta sono considerati “sicuri e igienici”… mentre ballare in una fabbrica, in un bosco, occupare una casa per un concerto o una proiezione, diventano fenomeni punibili come “minacce alla sicurezza”.

Noi vogliamo vivere, non sopravvivere.

Le feste libere sono un rituale atavico di vita, di ribellione, di autogestione e di autoproduzione: ci riappropriamo temporaneamente di luoghi abbandonati o dimenticati per costruire un nostro modo di stare insieme, un mondo diverso, realizzato con i nostri mezzi, le nostre competenze, messe in campo tanto per godere della musica che produciamo quanto per prenderci cura di chi ne abbia bisogno.

Un mondo di complicità senza competizione.

Un mondo in contrasto con l’asfissiante e pervasivo controllo da parte dello Stato.

Un mondo dove al centro non ci sia il profitto, ma le relazioni umane e la socialità che spontaneamente ogni giorno si organizza dal basso nei quartieri, sui posti di lavoro, negli spazi occupati, nelle feste.

Difendiamo insieme le nostre forme di resistenza da un mondo che ci vorrebbe individui silenziosi e omologati.

Crediamo che il nostro corpo ci appartenga in ogni momento e che ogni persona sia libera di inseguire il proprio desiderio e il proprio piacere.

Il decreto anti-rave vuole impedircelo, riportando ogni forma di espressione libera sotto lo sguardo severo e sorvegliante di uno Stato che tutto ascolta e tutto controlla.

Senza più spazi liberi e autogestiti di divertimento, il nostro piacere rischia di venire inscatolato in un centro commerciale.

La posta in gioco è una progressiva erosione della libertà: con un crescente arsenale di norme e leggi si cerca di punire non solo le azioni compiute, ma di cancellare identità e comunità scomode.

Il decreto “anti-rave” si inserisce in un’ondata repressiva molto più estesa tra costante compressione delle libertà e sorveglianza onnipresente.

Un’ondata letale e troppo silenziosa, che uccide soprattutto le persone marginalizzate e rese invisibili nelle carceri o alle frontiere.

Il 17 dicembre scendiamo nelle strade della nostra città con gioia e determinazione, contro l’ennesimo tentativo di criminalizzare il dissenso e soffocare le esperienze non conformi che attraversano la società.

Balliamo insieme, insieme lottiamo.

 

/ / Non comunicare con i giornalisti

/ / Non parlare con gli sbirri

/ / Non si accettano bandiere o simboli di partito

TORINO – PIAZZA STATUTO – ORE 13

pre-concentramenti ore 11.30: Palazzo Nuovo – Radio Blackout

 

 

 

DALLA LUNA ALLE PIAZZE – STREET PARADE [FIRENZE]

  • December 12, 2022 02:11

La prima proposta di legge di questo governo, dopo una serie di correzioni e modifiche, è andata a colpire il mondo dei free party e dell’aggregazione spontanea, finendo per equiparare questa nuova forma di reato ad altre ben più gravi. Tutto l’impianto giuridico è stato costruito chiamando in causa il tema dell’incolumità pubblica, in un paese che nel solo 2022 conta quasi 700 morti sul lavoro e una media di un femminicidio e transicidio ogni 3 giorni.
Tutt* coloro che i free party li hanno transitati, sia come organizzatori che come fruitrici, sanno bene che questo disegno di legge non è altro che l’ultima mossa di quella guerra alla povertà e alla marginalità che in Italia individua un ulteriore nemico da combattere e sconfiggere: i giovani ed il loro futuro!
Da decenni la cultura dei free party, spesso in maniera autogestita e senza nessun supporto economico, cerca di contrapporre ad una narrazione marginalizzante la cultura della prevenzione, della riduzione del danno, dell’uso consapevole e dell’educazione all’intervento in casi di emergenza, anche a fianco di operatori sanitari. Ridurre un rave party ad “una manifestazione con musica e spaccio, alla quale partecipano più di 100 persone” è segno dell’affermazione delle dinamiche di disconoscimento ed emarginazione sociale.
Non è certo la prima volta che vediamo utilizzata la retorica del “degrado” per sopprimere qualsiasi forma di socialità fuori dalle logiche di mercato. E questo chi abita a Firenze lo sa bene. Qui dove piazza dopo piazza le persone sedute sui gradini a parlare e suonare sono state sostituite da tavolini per clienti che consumano a prezzi esorbitanti, polizia e cancelli. L’altro elemento emerso è l’uso strumentale della salute collettiva per giustificare un’operazione di tipo repressivo, mentre i reali ed urgenti interventi a favore della sanità pubblica restano assenti tra le priorità di questo governo come di quelli precedenti. Sul tema dell’antiproibizionismo la storia parla chiaro: le politiche di tolleranza zero e di repressione sono fallimentari da sempre; non diminuiscono l’abuso di sostanze psicotrope ed aumentano gli effetti collaterali medici, psicologici e sociali dovuti allo stigma e alle difficoltà nel sapere cosa si sta assumendo davvero. Quello che si continua a colpire non è altro che il naturale bisogno di stare insieme e sentirsi parte di qualcosa. La ricetta è sempre la stessa: impoverimento, privatizzazione e repressione, fino a far percepire lo spazio comune e le pratiche di autogestione come un qualcosa di disagiante e pericoloso.
Forse è proprio per sfuggire alle grinfie del capitalismo che tante persone continuano a trovare nei rave party la possibilità di socializzare e divertirsi. E se divertirsi ed aggregarsi è illegale, allora festeggiare diventerà una protesta. Per questo, il 17 dicembre a Firenze, come in molte altre città d’Italia e d’Europa, percorreremo le vie della città per un momento di festa e di gioia collettiva, a difesa della nostra libertà di espressione artistica e del nostro diritto di ritrovarci spontaneamente.

YOU MIGHT STOP THE PARTY BUT YOU CAN’T STOP THE FUTURE
STREET PARADE // 17 dicembre 2022. Partenza ore 15.00, Piazza S. Maria Novella – FIRENZE

OSSERVATORIO ANTIPROIBIZIONISTA – CANAPISA CREW

  • June 16, 2022 01:28

Correva l’anno 2000 e a Pisa un collettivo autonomo di studenti e non decise di aderire al neonato Movimento di Massa Antiproibizionista (MDMA), una rete di centri sociali e realtà di movimento che portava avanti tematiche relative a proibizionismo e repressione.
Già dalla fine degli anni ’90 si teneva annualmente a Bologna la Street Parade Antiproibizionista e decidemmo di creare una situazione simile a Pisa.
Nacque così l’Osservatorio Antiproibizionista con lo scopo di discutere liberamente del tema ”sostanze” e di organizzare eventi sociali e culturali.
Dal 2001 al 2019 la Street Parade Antiproibizionista CANAPISA ha attraversato la città in modo ”gioiosamente illegale” portando in strada migliaia di persone, carri con musica undergroud, artisti, giocolieri, live bands e gruppi preposti alla riduzione del danno.

PERCHÉ ANTIPROIBIZIONISTA

Perché pensiamo che sul proprio corpo sia fondamentale la libertà di scelta e crediamo nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani indipendentemente dall’assunzione di qualsiasi sostanza.
Siamo persone che usano sostanze e non, persone che hanno visto e rischiano di vedere calpestata la propria dignità a causa dello stigma, del pregiudizio e di norme che tendono a punirci come criminali, tutto in nome di una ”guerra alla droga” il cui fallimento è palese in tutto il mondo.
Siamo contro il proibizionismo, che riempie le carceri del pianeta (quasi metà dei detenuti, in Italia, sono reclusi per uso di sostanze). Siamo contro il proibizionismo perché funzionale a favorire qualsiasi introito per le narcomafie.

Vogliamo che nelle università, nelle scuole, nella società tutta siano prese in considerazione ricerche sociali e scientifiche che trattino il fenomeno dell’uso di sostanze in modo diverso da quelle di chiara impronta proibizionista, oggi maggiormente diffuse e che alimentano atteggiamenti di intolleranza per le diversità, distanze reciproche e diseguaglianze che ostacolano la convivenza civile.
Pensiamo che questo cambiamento culturale possa portare a eliminare o ridurre gli aspetti problematici legati all’assunzione di sostanze, come si è constatato laddove si è adottato un approccio meno repressivo e punitivo.
Riconosciamo l’importanza dei servizi di riduzione del danno e di prevenzione dei rischi e ne sosteniamo l’implementazione e la diffusione capillare.
Riteniamo non più derogabile il pieno riconoscimento della non punibilità e non sanzionamento delle persone per l’uso di sostanze e per tutte le condotte che non violino o ledano le libertà altrui.
Riteniamo che nuove comuni politiche sulle droghe, basate sull’evidenza del fallimento del proibizionismo e ispirate ai diritti umani siano una necessità globale.

L’osservatorio antiproibizionista si dedica a tutte le tematiche collegate alla repressione degli individui e delle collettività, come il tema carcerario o quello psichiatrico ( con frequenti collaborazioni con il ”Colletivo antipsichiatrico A.Artaud” ), sempre contro ogni tipo di stigma o pregiudizio, come quelli legati a cultura, etnia o gender.
Organizziamo periodicamente presìdi tematici e di movimento, presentazioni di libri o spettacoli musicali; ci troviamo tutti i martedì alle 19.00 in vicolo del Tidi a Pisa, dove offriamo anche consulenze medico – legali sul tema delle sostanze.

NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI ! AUTOPRODUZIONE UNICA SOLUZIONE !

DROGHE, REFERENDUM, WAR ON DRUGS

  • February 23, 2022 02:05

“La bocciatura del referendum sulle droghe, peraltro ampiamente prevedibile, dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inutilità di questo strumento, che, basandosi sulla mera abrogazione di una legge o di parti di essa, riconsegna al parlamento la facoltà di riscriverla. Questa volta lo stop è arrivato direttamente dalla corte costituzionale.
Il proibizionismo ha tuttavia ben poco a che fare con la diffusione dell’utilizzo di sostanze proibite, che invece si è costantemente esteso nonostante l’inasprirsi delle leggi quasi ovunque.
I criminologi inglesi Rick Lines e Niamh Eastwood in un articolo apparso sulla rivista The Conversation, “la War On Drugs non ha mai riguardato la droga. Riguardava e continua a riguardare il controllo sociale. Come scrive l’autore e docente di diritto Kojo Koram, il controllo internazionale della droga dal XIX secolo è stato profondamente intrecciato con il progetto coloniale europeo e il desiderio di controllare le popolazioni indigene e colonizzate. (…) In linea con la logica contorta del proibizionismo, la soluzione proposta alle leggi sulla droga razziste e discriminatorie non è rimuovere o riformare quelle leggi, ma allargare la rete per colpire più persone”. Più o meno ovunque in questi anni si stanno diffondendo tecnologie sempre più invasive che sono in grado di rilevare anche il minimo indizio di utilizzo di sostanze proibite, dai cosiddetti cani “molecolari” (addestrati per individuare non solo le sostanze ma anche le tracce del loro consumo) ai test salivari e del sudore utilizzati ormai dalle polizie stradali di tutto il mondo, agli spray e alle pellicole usati negli aeroporti sugli oggetti personali (cellulare, occhiali, orologio, ecc.) per individuare tracce infinitesimali. Non sono strumenti che servono a trovare grossi carichi e a colpire il traffico: servono soltanto appunto ad “allargare la rete”. Il primo paese a utilizzare le pellicole negli aeroporti è stato l’Australia dove da anni la polizia di frontiera sottopone a minuziose analisi tutti gli oggetti personali di chi ottiene un visto di immigrazione legale e basta una minima traccia per essere rispediti indietro.

Non è un caso che in prima fila tra i difensori della War On Drugs ci siano le forze di polizia di tutto il mondo.

Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa”

(L’articolo qui riportato e l’intervista sull’argomento sono reperibili sul sito web di Radio Blackout:
https://radioblackout.org/2022/02/droghe-referendum-war-on-drugs/ )